Quando aprì la porta il bambino apparve diverso.
Era piu' alto, come si dice in gergo familiare, più lungo.Aveva un espressione gioiosa, piena di vita, di benessere.
Il bambino profumava di buono, quel buono che solo un bambino puo' avere, il classico profumo dell'innocenza, del pulito.
Il bambino giocava con la sua casetta, con la sua palla, con la scopa dove volava in mondi a solo lui conosciuti.
Il bambino nuovo restava seduto, incantato quasi ipnotizzato dalla tv e conversando a modo suo con i personaggi di quel cartone visto mille volte, in mille giorni di vita.
Ad un tratto, il bambino si avvicinò e come a cercare uno sguardo meno distorto, sollevò i miei occhiali indagando; credo che sotto quelle spesse lenti abbia saputo riconoscere chi fossi, o meglio avere la conferma che fossi la sua zia, quella che conosceva senza marchingegni sul viso.
Il bambino ebbe fame e cosi' chiese un biscotto, o meglio lo cercò da se nella dispensa che sapeva bene contenere i suoi biscotti secchi da merenda.
Era bello vederlo così nuovo, ricco e angelico. Nei suoi occhi c'era tutta la speranza del suo domani diverso.
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